Narciso, sublime apparenza 





Il termine “narcisista” fa riferimento a quelle personalità organizzate intorno al mantenimento dell’autostima tramite le conferme provenienti dall’esterno. Tutti noi siamo in una certa misura vulnerabili rispetto al senso della nostra identità e del nostro valore, così cerchiamo di vivere in modo da sentirci bene con noi stessi. Il nostro orgoglio può essere aumentato dall’approvazione e ferito dalla disapprovazione delle persone a cui teniamo. In alcuni di noi, però, la continua ricerca di conferme narcisistiche o di sostegno all’autostima eclissa ogni altro aspetto, fino a farci apparire eccessivamente concentrati su noi stessi. Per questo espressioni come personalità narcisistica o narcisismo patologico si applicano a questo grado sproporzionato di preoccupazione per sé, a differenza della normale sensibilità all’approvazione o alla critica.
Il termine narcisista raramente viene utilizzato per complimentarsi con qualcuno, ma piuttosto come dispregiativo verso qualcuno di cui invidiamo il successo e la sicurezza. Dato che tutti noi ci confrontiamo con aspetti narcisistici, dobbiamo stare attenti al potenziale d’ipocrisia implicito nell’etichettare gli altri come narcisisti.
Per complicare le cose dobbiamo tenere presente che viviamo in una cultura narcisistica. Infatti siamo fidati servi dei mezzi di comunicazione che prosperano su immagini superficiali, ignorando sostanza e profondità.
Uno dei criteri usati in diagnosi, lo sfruttamento personale, è fortemente adattivo nella nostra società. Se ci pensiamo, la struttura stessa del nostro modello economico considera il consumo di beni materiali come la strada per la felicità. Nel mondo aziendale produrre è diventato più importante, rispetto a valori come impegno, lealtà o legalità. In questo contesto culturale è difficile distinguere tra una sana stima di sé e una stima artificialmente gonfiata e ambigua. L’immagine prende il posto della sostanza, e quella che Jung definiva la persona (la parte di sé che si mostra al mondo) diventa più concreta e vera del nostro essere autentico. Per alcuni casi, la patologia narcisistica si può riflettere nella superficialità di un interesse professionale, come se il successo e l’applauso fossero più importanti rispetto ad una effettiva competenza specifica.
Le forme patologiche di narcisismo possono essere facilmente individuabili sulla qualità delle relazioni del soggetto. Per questo tipo di persone è molto difficile amare, si accostano ad altre persone trattandole come oggetti da usare e abbandonare in base ai propri bisogni, ignorando i sentimenti altrui. Gli altri non vengono percepiti dai narcisisti come persone che hanno un’esistenza separata o esigenze specifiche. Molto spesso le relazioni con un soggetto narcisista non superano il lungo periodo e si interrompono quando il partner inizia a porre richieste relative ai propri bisogni.
Nei narcisisti giovani, dopo l’entusiasmo iniziale della relazione, l’idealizzazione iniziale del partner lascia il posto alla svalutazione o alla noia. Mettendosi così alla ricerca di nuovi partner in grado di soddisfare i bisogni di ammirazione, affermazione, amore incondizionato e perfetta armonia. Questo modo di vivere le relazioni ha comunque un costo anche per i narcisisti, che restano in continua ricerca, impiegando considerevoli energie in questa attività.
Alcune volte le persone narcisiste risolvono il loro problema di autostima considerando perfetto qualcun altro, un amante, un maestro, un eroe, e sentendosi riempiti dal l’identificazione con quella persona. Alcuni conservano per quasi tutta la vita un modello idealizzato per poi demolirlo non appena compaia un’imperfezione. Le soluzioni di natura perfezionista ai dilemmi narcisistici sono destinate al fallimento: si creano ideali esagerati per compensare quei difetti nel senso di Sé che sono percepiti con tale disprezzo da credere che solo la perfezione possa ripararli; tuttavia dato che nessuno è perfetto, la strategia è destinata a fallire e il Sé disprezzato emerge di nuovo.
A prescindere dalla durata delle relazioni di un narcisista o dei suoi meccanismi di difesa, il processo d’invecchiamento è percepito come disturbante. Questi soggetti riescono a posporre il confronto con il vuoto interiore, ma Kernberg (1974) ha osservato:
Se pensiamo che in un normale arco della vita, gran parte dei soddisfacimenti narcisistici sono limitati all’adolescenza e ai primi anni di adulto e che, anche se successivamente si possono raccogliere ancora trionfi, l’individuo dovrà prima o poi affrontare i conflitti fondamentali dell’invecchiamento, della malattia cronica, dei  limiti psichici e organici e soprattutto da separazioni, perdite, solitudine. Dobbiamo concludere che il confronto finale del Sé grandioso con la qualità fragile, limitata e transitoria della vita umana è inevitabile.
Le persone con un funzionamento narcisistico possono utilizzare un’ampia gamma di difese, ma l’idealizzazione e la svalutazione sono quelle da cui dipendono in modo più fondamentale. Queste due difese sono tra loro complementari, nel senso che quando il Sé è idealizzato gli altri vengono svalutati e viceversa. Kohut (1971) è stato il primo ad utilizzare l’espressione Sé grandioso per rendere il senso di ingigantimento e superiorità che caratterizza una polarità del mondo interiore del narcisista. La grandiosità può essere percepita all’interno di sé, oppure può essere proiettata. I narcisisti mettono in atto un continuo processo di classificazione per affrontare qualsiasi questione: chi è il medico “migliore”? Qual è l’asilo “più raffinato”? L’interesse focalizzato solo sul prestigio può oscurare i vantaggi e gli svantaggi reali.
I pazienti narcisisti costituiscono una grande sfida per i terapeuti. Kernberg affermava che gli sforzi terapeutici sono in ogni caso giustificati, poiché anche se si raggiungerà un risultato solo parziale, possono aiutare ad attenuare le sofferenze della seconda metà della vita del paziente. Se grazie alla terapia i pazienti narcisistici raggiungono un certo grado di empatia, riescono almeno in parte a sostituire la loro invidia con l’ammirazione e possono incominciare ad accettare gli altri come individui separati con dei loro bisogni. Queste piccole consapevolezze possono diventare protettive nella vita sociale di queste persone e portarle ad un riavvicinamento sociale.

Dott.ssa Antonella Abate

Mc Williams N. La Diagnosi Psicoanalitica, Astrolabio, Roma, (2012).
Gabbard G.O. Psichiatria Psicodinamica, Raffaello Cortina Editore, Milano, (2015).

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