Ansia?
Proviamo la respirazione consapevole
Spesso si può fare confusione tra
due emozioni: paura e ansia. Facciamo un po’ di chiarezza su ciò che sentiamo. La paura è una reazione funzionale ad affrontare un pericolo immediato,
provo paura di fronte ad un oggetto specifico e attivo comportamenti di
“attacco o fuga” efficaci per la salvaguardia personale. Quando invece il
pericolo non è così chiaramente identificabile sotto forma di oggetto
determinato, si può generare uno stato di attivazione perenne che provoca
disagio pervasivo e ansia. Secondo questo schema l’ansia precorre i tempi,
attivando reazioni ad un evento futuro che potrebbe verificarsi.
Può essere utile nel processo di
diversificazione di queste sue emozioni sottolineare quanto la paura ha un
carattere di immediatezza, mentre l’ansia è caratterizzata dalla previsione di
qualcosa che potrebbe accadere.
E’ bene sottolineare come l’ansia e
la paura non siano necessariamente sensazioni “cattive”, ma al contrario
possono svolgere un ruolo adattivo. La paura, infatti, è fondamentale nella
risposta, dato che ci permette di mobilitare tutte le nostre risorse per
affrontare la minaccia o, in alternativa, fuggire da essa. Per questo motivo
nelle giuste circostanze una reazione di paura può salvarci la vita. Allo
stesso modo, l’ansia ci aiuta ad individuare minacce future e ad organizzare
strategie alternative ad affrontare la situazione temuta. Ad esempio un giusto
grado di ansia (quindi non eccessivo) ci permette di essere più performanti
rispetto a quando siamo tranquilli. Tuttavia nell’uomo, ma anche negli animali,
l’ansia travalica spesso dai suoi aspetti adattivi, cioè utili, ad altri non
adattivi, in quanto le reazioni ansiose sono generalizzate a una serie di
situazioni neutre.
Non siamo fatti per reggere
situazioni di allerta o tensione troppo a lungo, ma nei tempi moderni spesso si
staziona in situazioni stressanti in modo continuativo.
L’importante è capire “chi sta
controllando che cosa”: sono ancora io a gestire e scegliere cosa fare, o sto
attuando comportamenti automatici?
Nel caso in cui lo stress che
stiamo sperimentando è così eccessivo da impedirci di pensare, possiamo
ricorrere a tecniche di respirazione che
permettono al sistema parasimpatico di
regolare la frequenza del battito cardiaco, la sudorazione o altre attivazioni
fisiologiche. In questo modo si può ristabilire un livello di stress positivo
(eustress) che ci permette di usare le nostre risorse per rispondere agli
stimoli esterni e fronteggiarli positivamente. Trattandosi di tecniche e non
farmaci, dovremo allenarci quotidianamente per padroneggiarle e usarle al
bisogno.
Vediamo insieme quindi, una delle
possibili tecniche di respirazione che potreste sperimentare.
Iniziate scegliendo una posizione a
voi comoda, come ad esempio seduti sul divano o su una sedia. Se non avete la
possibilità di sedervi perché volete applicare questa tecnica in un momento
della vostra giornata in cui siete al lavoro o in un luogo pubblico, appoggiate
le spalle al muro, così sarà più facile rilassarvi. Adesso cercate di
concentrarvi sul vostro respiro, sulla frequenza (è breve e rapido? È lento e
profondo?) che vi dirà quanto siete attivati in quel momento. Se avete la
possibilità, in particolare le prime volete che sperimentate questa
respirazione, cercate un luogo silenzioso e appartato in cui non sarete
disturbati.
La prima fase prevede un’ispirazione
profonda e trattenere il respiro per 10sec. In questo modo riuscirete a
percepire il battito del vostro cuore ed averne più consapevolezza. Avevate mai
fatto caso al vostro battito? Vi sembra diverso da altri momenti della
giornata?
Al termine un’ispirazione per altri
10 sec. Questo passaggio va eseguito concentrandosi sulla pancia, quindi
rilassando i muscoli addominali e curvando leggermente le spalle all’interno
per rendere più morbido il passaggio.
La seconda fase si compone di cicli
respiratori: inspirate lentamente per 3sec. Ed espirate lentamente per altri
3sec. Questa fase va ripetuta 10 volte, quindi ha la durata di un minuto.
La terza fase di chiusura si
effettua inspirando profondamente e trattenendo il respiro per 10 sec. Riuscite
a sentire il vostro battito? Sembra diverso dalla prima fase? Concluderete
l’esercizio con un espirazione lenta, accompagnata sempre dal movimento dalle
spalle e dal rilassamento addominale.
Questo primo esercizio di respirazione è concluso, ma vi consiglio
di farne almeno 3 di seguito per ristabilire l’equilibrio fisiologico. Perché
come dicevo prima, una tecnica ha bisogno di esercizio e non è attiva da subito
come un farmaco, ma allo stesso modo può darvi risultati sorprendenti.
Provate ad esercitarvi quotidianamente
con questa respirazione per padroneggiare la tecnica e utilizzarla al momento
del bisogno nel vostro quotidiano.
Dr.ssa Abate Antonella
Bibliografia
Bromberg P. M. L’ombra dello
Tsunami, La crescita della mente relazionale, Raffaello Cortina Editore,
(2012).
Eberlein G. Il libro del training
autogeno, Feltrinelli Editore, Milano, (2010).
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